Vai al contenuto

Si è concluso l'annuale "novembre storico-cinematografico" dopo la forzata sospensione dello scorso anno. La rassegna di incontri tenutasi a Pianoro ha segnato un'importante ripresa della nostra attività culturale in presenza nonostante le difficoltà di ordine logistico (dovute al cambio di sede), sanitarie e climatiche.

Per proseguire la riflessione avviata, in vista delle prossime attività che metteremo in campo nel 2022, si mettono qui a disposizione i materiali di due interventi della rassegna: il primo è "Resoconto di una pandemia" di Andrea Manganaro (incontro dell'11 novembre), e il secondo è "Draghistan e dintorni" di Toni Iero (incontro del 25 novembre).

Le slide di: Resoconto di una pandemia

Le slide di: Draghistan e dintorni

L'intervento di Toni Iero è altresì disponibile sul sito della rivista on-line Cenerentola, qui: http://www.cenerentola.info/index.php/dibattiti-e-opinioni/1877-vax-contro-novax-perche-tanto-rumore

Ci risiamo. Il prossimo 20 settembre saremo di nuovo chiamati a pronunciarci su un'altra riforma costituzionale. E' la terza volta in 15 anni, dopo quelle volute – ed entrambe sonoramente bocciate – da Berlusconi nel 2006 e da Renzi nel 2016.

Si tratta di una riforma votata in Parlamento dalla quasi totalità delle forze politiche. E questa è senz'altro la prima differenza rispetto ai due precedenti tentativi che furono invece approvati soltanto dalle rispettive maggioranze del momento. La seconda differenza, ancor più rilevante, è che in questa circostanza gli articoli modificati sono soltanto 3 (il 56, il 57 e il 59), e non diverse decine, come era invece avvenuto nei casi passati. Si tratta di differenze non di poco conto, visto che – almeno in questo caso – non è in discussione la forma di governo parlamentare.

Tuttavia, la torsione maggioritaria che verrebbe imposta da questa riforma, qualora dovessero vincere i “sì”, rimane fonte di grande apprensione per chi ha a cuore le tutele democratiche pensate dai costituenti del '48. E non a caso, oggi come nel 2016, ci troviamo al fianco dell'Associazione Nazionali Partigiani d'Italia in difesa della Costituzione. Pubblichiamo qui di seguito due documenti redatti proprio dall'ANPI che approfondiscono le ragioni del NO.

Volantino ANPI "Perché NO"

Documento ANPI "le ragioni del NO"

E' sconfortante pensare che questa riforma sia stata avanzata in nome di un taglio dei costi della politica il cui peso è infinitesimale in rapporto al totale della spesa pubblica. Se è il problema è il costo della politica, questo non lo si può fare senza tenere conto della qualità della democrazia. L'opposizione a questa riduzione della rappresentanza parlamentare non è soltanto una questione di principio. Il rischio è quello di una deriva maggioritaria che già era insita nelle precedenti riforme, e che già avevamo denunciato 4 anni fa: si tratta del "combinato disposto" di questa riforma con l'attuale legge elettorale in vigore (oggi il cd. Rosatellum, all'epoca il famigerato Italicum, poi bocciato dalla Corte Costituzionale). Pur senza arrivare alle aberrazioni dello Italicum, anche con l'attuale legge elettorale, infatti, il partito o la coalizione vincente avrebbero ottime chance di ottenere maggioranze parlamentari schiaccianti.

Alcuni istituti di ricerca, come ad esempio il Cattaneo Zanetto & co. (qui), hanno simulato il risultato di ipotetiche elezioni politiche sulla base dei risultati delle europee dello scorso anno. Ebbene, se gli schieramenti fossero quelli del 2018, il centrodestra (oggi a trazione leghista) potrebbe ottenere una maggioranza che sfiorerebbe i due terzi dei seggi pur ottenendo grossomodo la metà dei consensi. E questo già con i numeri delle vecchie camere. Con i numeri ridotti, la proporzione dei seggi della maggioranza diverrebbe ancora più alta, e sarebbe così molto più facile per una singola parte politica eleggersi il proprio Presidente della Repubblica, eleggersi i propri membri in seno al CSM e alla Corte Costizionale e, soprattutto, mettere mano ad una profonda revisione costituzionale, riducendo le minoranze al silenzio.

Per questi motivi, oggi come 4 anni fa, votiamo e invitiamo tutti a votare NO al referendum costituzionale del 20 e 21 settembre.

Riceviamo e pubblichiamo questo contributo di Lorenzo Battisti sulle imminenti elezioni regionali

Sembra ormai chiaro che il destino del governo si giocherà nelle prossime elezioni regionali di Gennaio, e in particolare in quelle della mia regione, l’Emilia Romagna (come la solito, il Sud viene dimenticato, ma c’è anche la Calabria al voto).

Il vero fatto nuovo è proprio questo: non solo la regione tradizionalmente rossa è “contendibile”, ma la vittoria della Lega è data quasi per certa dalla maggior parte dei sondaggi. Questo rappresenta un fatto storico, per una regione da sempre considerata rossa, antifascista, progressista e che si scopre d’un tratto verde.

Negli ultimi giorni, prima del pienone di Piazza Maggiore, sono stato colpito dai tanti post sui social network di tanti amici e compagni che avvertono ora l’emergenza dell’onda verde che straripa oltre il Po, dopo aver preso l’Umbria. In particolare sono stato attirato dal post di un compagno che mi sembra riassumere bene l’urgenza avvertita da una parte dei militanti storici della mia regione. E’ un compagno che ha militato nel Pci, tra i miglioristi, e che ha seguito tutto il percorso di trasformazioni fino al Pd, per poi uscire con D’Alema e Bersani in Articolo 1. Ma soprattutto è stato un acuto osservatore delle trasformazioni sociali ed economiche della regione, attraverso il ruolo svolto all’interno dell’istituto demoscopico provinciale. Il compagno scrive:

“ Compagni, amici e conoscenti, sia ben chiaro. Questa è davvero la madre di tutte le battaglie. Uno scontro politico a tutto campo. Uno scontro ideologico. Una questione identitaria. Il sangue di noi tutti. Se l'Emilia sarà conquistata non

sarà una normale alternanza. [...] Una conquista, Così sarà celebrata la vittoria dai fascio-leghisti. Sarà come una 'resa dei conti'. Di segno opposto a quella di settanta e più anni fa narrata nel Novecento di Bertolucci. Il Gennaio 2020 contro il 25 Aprile del '45. Che i barbari siano un'accozzaglia di gente molta della quale composta di energumeni ignari della storia e di qualsivoglia ideologia, non conta. Questa sarà la lettura. Il copione, anche se gli attori non conoscono che poche battute. Un passaggio epocale. La destra trionfante non sarà interpretabile come un fisiologico raddrizzamento di torti, malefatte, incurie amministrative, deviazioni e revisionismi. Un segnale da reinterpretare. Non festeggerà la caduta del Pd infiltrato di liberismo ed opportunismo renziano. Il peana sarà un altro. La caduta dell'Emilia rossa, della sua identità socialista delle origini (non della sua forma vigente scolorita) e della sua democrazia socialmente partecipata. E insieme delle culture coeve del cristianesimo sociale dei Dossetti e dei Gorrieri e del repubblicanesimo civile. L'Emilia Costituzionale. Sarà uno sbrego, uno stupro. Una violenta reazione iconografica. Una sepoltura. Dopo la quale il socialismo emiliano riposerà come damnatio memoriae, come il comunismo nei paesi dell'est. [...]

In un discorso alla vigilia di Stalingrado Stalin abbracciò con forza la narrazione patriottica: evocò Puskin, Tolstoj e la grande letteratura russa, la grandezza della civiltà slava contro la barbarie del nazismo. Ed è questo impulso patriottico, malgrado l'indebolimento dell'esercito operato dalle purghe staliniane, che valse la vittoria.

C'è bisogno di allestire una narrazione di combattimento, non un congresso autocritico. Non è il momento. Un libro, un documento identitario, un Manifesto. Un verbo da impugnare. Dietro il quale si marci uniti. Con un sound. Che parli del carattere sociale, democratico e civile dell'Emilia. Terra di emancipazione e di libertà piantata nell'Europa. Che si ispiri ai nostri padri, anche se siamo stati indegni. A mio padre Mario. Una narrazione patriottica regionale. Se ne

dovrebbero fare promotori gli intellettuali, gli artisti, i narratori, i musicisti che hanno tratto dal country emiliano la loro linfa ispiratrice. E tutto il resto a seguire”

Vedo diversi post così. E devo dire che dal punto di vista personale mi dispiace. Alcuni si svegliano oggi, e trovano l'acqua fino al terzo piano. E chiamano a raccolta tutti, per un grande progetto per salvare la casa comune, quella della famiglia. Ma nessuno interviene. Anzi, nella casa non c'è quasi più nessuno. Da tempo. Da tanti anni. E quelli che ci sono, quelli che sono restati, pensano al più al proprio pianerottolo. E a gettare l'acqua verso l'appartamento del vicino, mentre tutti e due affogano.

Leggi qui il seguito in versione pdf