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Pubblichiamo qui il testo del Récital pacifista messo in scena a Rastignano nell'ultima serata della scorsa rassegna de "Il novembre storico-politico". Il concept è nato da una idea di Valerio Romitelli e dalla preziosa collaborazione di Donatella Allegro.

Ci sono testi tratti da Karl Krauss "Gli ultimi giorni dell'umanità"; da Bertold Brecht, "Dialoghi di profughi";  e da una serie di canzoni contro la guerra, di cui si riportano i titoli. Nel mezzo c'è anche la vibrante testimonianza di un obiettore di coscienza ucraino, Yurii Sheliazhenko che fa parte del direttivo della rete pacifista World Beyond War (https://worldbeyondwar.org)

Si riporta qui seguito il primo capoverso della Premessa de Gli ultimi giorni dell'umanità di Karl Kraus. Il resto del testo in versione pdf è disponibile qui

Da Karl Kraus, Premessa a Gli ultimi giorni dell’umanità, 1922

La messa in scena di questo dramma, la cui mole occuperebbe, secondo misure terrestri, circa dieci serate, è concepita per un teatro di Marte. I frequentatori dei teatri di questo mondo non saprebbero reggervi. Perché è sangue del loro sangue e sostanza della sostanza di quegli anni irreali, inconcepibili, irraggiungibili da qualsiasi vigile intelletto, inaccessibili a qualsiasi ricordo e conservati soltanto in un sogno cruento, di quegli anni in cui personaggi da operetta recitarono la tragedia dell’umanità. La vicenda, che trascorre per cento scene e cento inferni, è impossibile, frastagliata, priva di eroi come quella. Il suo humour è soltanto l’autoaccusa di uno che non è impazzito all’idea di aver superato a mente sana la testimonianza di questi avvenimenti. Oltre a costui, che presenta ai posteri la vergogna di una tale partecipazione, nessun altro ha diritto a questo humour. I contemporanei, i quali hanno permesso che le cose qui descritte accadessero, pospongano il diritto di ridere al dovere di piangere. I fatti più inverosimili qui riportati sono accaduti veramente; ho dipinto ciò che altri si sono limitati a fare. I più inverosimili discorsi qui tenuti sono stati pronunciati parola per parola; le più crude invenzioni sono citazioni.

Leggi il seguito qui

In occasione della prima serata del novembre storico-cinematografico, nel centesimo anniversario della marcia su Roma, la proiezione del film di Dino Risi è stata preceduta dalla lettura di questo intervento.

RICEVIAMO E VOLENTIERI PUBBLICHIAMO L'INTERVENTO DI ATOS BENAGLIA, SEGRETARIO ANPI DELLA SEZIONE DI PIANORO

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Buonasera e benvenuti.

Vi saluto a nome dell’ANPI di Pianoro e vi ringrazio per la presenza, anche a nome delle altre Associazioni organizzatrici. Vogliamo sottolineare come ogni piccolo o grande contributo che tutti noi riusciamo a dare, può servire a rinforzare gli anticorpi antifascisti che abbiamo dentro, almeno noi che siamo qua, ugualmente perplessi e preoccupati per i momenti che stiamo vivendo.

Questa sera parleremo un po’ della marcia su Roma.

Niente di pretenzioso, solo una specie di “Bignamino” sui primi anni del fascismo.

La marcia su Roma, stravolta e resa epica dalla narrazione fascista, fu in realtà una enorme figuraccia, di cui non trapelarono mai i dettagli, perché la solita stampa, ieri come oggi, prona e connivente, ne nascose il palese fallimento, mentre la monarchia e le forze dell’ordine si resero complici e corresponsabili del vero e proprio colpo di Stato messo in atto : bastava un ordine del Re ai suoi generali, bastava che firmasse lo “stato d’assedio” e i fascisti, i “marci su Roma”, che erano soltanto un quarto di quelli vantati, ma realmente mobilitati, che vagavano per il centro Italia, persi e inzuppati dalla pioggia. Sarebbero potuti essere spazzati via, in un angolo della Storia d’Italia. E invece la monarchia, con la propria protezione, gli industriali e gli agrari, con i lauti finanziamenti, li portarono al governo in carrozza, col loro duce paraculo : quello che aveva mandato avanti i “quadrumviri” ed era rimasto a Milano, pronto a fuggire in Svizzera, se avesse avuto sentore di una malaparata, notizie di un disastro.

Fu un vero colpo di Stato, dicevamo, durato un anno, per la lunga incubazione che precedette l’atto finale, nell’ottobre di cent’anni fa. Fin dall’inizio, i fascisti erano nati con una “missione” : fermare la presa del potere, per via elettorale e democratica, dei Socialisti. Le elezioni politiche del 1919 avevano infatti già dato il 32% dei voti al P.S.I. e a quelle successive non potevano che crescere. Le notizie che arrivavano dalla rivoluzione russa aggravarono poi le ansie di industriali e agrari, che misero mano al portafoglio e finanziarono nel 1919 il parto dei “fasci di combattimento” di Mussolini e le squadre dei suoi mercenari.

Le violenze delle bande criminali fasciste, composte da veri e propri assassini, iniziarono subito e si intensificarono nel 1920, per poi esondare e dilagare nel 1921.

Solo in quell’anno verranno distrutte 59 Case del popolo, 197 sedi di Cooperative, 83 edifici delle Leghe operaie e contadine, 141 sezioni del Partito Socialista.

E poi redazioni e stamperie di giornali, 29 soltanto nel 1921, Camere del Lavoro, Circoli anarchici e repubblicani.

Lo stesso fuoco di illegalità e violenza continuò ad ardere anche per tutto il 1922.

Il leader socialista Pietro Nenni dirà :- Ci hanno tolto l’acqua in cui nuotare.

L’obbiettivo fu da subito chiaro : mettere fuori gioco le organizzazioni della Sinistra e in questo modo alterare pesantemente le elezioni amministrative del 1923.

Le squadre fasciste, costrinsero poi decine di Sindaci socialisti a farsi da parte, spesso irrompendo di notte nelle loro case e imponendogli, con grandi violenze, di firmare le dimissioni. Un’altra buona parte dello sporco lavoro venne svolto dai prefetti, con l’imposizione di commissariamenti.

Nel 1920 verranno rovesciati 289 comuni e saranno 365 nel 1921. Dal 1919, anno della fondazione, al 1922, anno della presa del potere, il fascismo ha fatto 3000 morti e decine di migliaia di feriti.

Davanti a questo pezzo di Storia, ovvero la genesi di un colpo di Stato, in cui i fascisti non furono mai niente di più che spietata mano d’opera, la monarchia, l’industria e i latifondisti furono i mandanti, mentre il clero e la borghesia restarono silenti, quando non conniventi. Davanti a questo tragico pezzo di Storia, dicevamo, negli ultimi 30anni, troppi tra i quadri dirigenti e le “teste pensanti” dei partiti di centrosinistra, cioè i primi a dover ricordare e far ricordare, hanno invece sottovalutato e banalizzato fascismo e Antifascismo, abbassando le difese, annacquando i fondamentali e indebolendo quindi gli anticorpi antifascisti, compiendo il fatale errore di considerare impossibile un ritorno al potere di una estrema destra revanscista.

Errori di sottovalutazione che troppi continuano incredibilmente a commettere ancora oggi, con l’attuale destra al governo (vedere alla voce Prof. Cacciari, per il quale i fascisti non esistono più o sono solo innocue frange residuali : sentito sere fa dalla Gruber su Rete 7).

Spesso leggiamo e sentiamo dire che il nostro Paese non ha mai metabolizzato i 25anni di fascismo, ma per metabolizzare tutto il male subìto, la violenza, le vittime, le stragi, le leggi razziali, sarebbe stato indispensabile avere un grande processo, una “Norimberga” italiana, come quella tedesca, dove fu processato il nazismo e condannati i suoi capi. Nel nostro Paese non solo non si è mai fatto un grande processo al fascismo e ai criminali fascisti, ma addirittura arrivò l’amnistia, assieme al reintegro e alla conferma di protagonisti della dittatura, di complici e di collusi : interi settori dello Stato, questori, prefetti, polizia, esercito, burocrati e professori universitari, rimasero al loro posto, sottraendosi a qualsiasi misura di giustizia e bonifica democratica.

Ciò costituì una pesante ipoteca sulla risorta democrazia, facendo così nascere e crescere male e con grande fatica la Repubblica nata dalla Resistenza.

Si è permessa addirittura la nascita di un partito che rivendicava la propria eredità e continuità col fascismo e che non celava le proprie intenzioni revansciste.

Dagli anni 50 abbiamo poi assistito al continuo proliferare di gruppi eversivi neofascisti e neonazisti, a cui dobbiamo tentativi di colpi di Stato, servizi segreti deviati, strategia della tensione e stragi impunite. La tenuta democratica è stata faticosamente garantita dai grandi partiti democratici dell’arco Costituzionale : alcuni gruppi neo fascisti sono stati sciolti e posti fuorilegge, ma il mostro ha continuato a partorirne di nuovi.

In questo nuovo millennio il centrosinistra è stato al governo più volte e l’ANPI ha sempre fatto pressione per risolvere questa perdurante emergenza democratica, civile e Costituzionale, attraverso la chiusura e la messa al bando delle organizzazioni di estrema destra Forza Nuova, Casa Pound, Lealtà e Azione e altre ancora, ma non si sono ottenuti risultati risolutori e ora non si può certo pensare di ottenerne da questo governo di destra.

Per non parlare di chi, sempre dal centrosinistra (vedere per esempio alla voce Violante) sostenne e rilanciò la “pacificazione”, fornendo incredibili occasioni alle destre di utilizzarle per perseguire un’inaccettabile parificazione dei morti Caduti per la Lotta di Liberazione, con quelli che combatterono al fianco dei nazisti, nella repubblica di Salò, senza quindi riconoscere alcuna differenza tra le vittime e i carnefici. E’ stata poi accettata anche un’esasperata narrazione a senso unico del dramma delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata, strumentalizzati ad arte dalle destre al fine di creare un “Giorno del ricordo”, un momento da vivere in modo divisivo e da contrapporre, in qualche modo, alla “Giornata della memoria”, tacendo sulle decine di migliaia di vittime slovene e croate, causate deliberatamente e ferocemente dall’esercito italiano (vedere alla voce Gen. Roatta e gli slavi) e dalle milizie fasciste e nazifasciste (vedere alla voce Mussolini e gli slavi).

Ora, chi si definisce erede di quel fascismo, chi ha consuetudine con busti del duce e saluti romani e ancora oggi non rinnega quasi nulla di quel passato, se non le leggi razziali, ma “obtorto collo” e sottovoce, per l’evidente imbarazzo (vedere alle voci Almirante e “Difesa della razza”) di non poter tacere. Ora dicevamo, molti di quegli eredi sono al governo del nostro Paese e da loro ovviamente possiamo aspettarci ben poco di buono, usando un eufemismo.

Dobbiamo e vogliamo sperare che adesso la sinistra, il centro sinistra, tutti i democratici e gli Antifascisti, capiscano che non è più tempo di minimizzare e sottovalutare, se mai lo è stato, perché ora il governo è profondamente di destra e non tarderà a dimostrarlo. Oggi più che mai dobbiamo stringerci a difesa della nostra Costituzione, perché c’è di nuovo in gioco la Libertà, ottenuta col sangue dei Partigiani e ci sono in gioco i Diritti, conquistati con le lotte e i sacrifici dei lavoratori, degli studenti, delle donne. Oggi più che mai dovremmo ricordare gli insegnamenti fondamentali dei Resistenti, che riuscirono a coordinarsi, seppure con enormi sacrifici, tra Comunisti, Socialisti, Azionisti, Popolari Cattolici, Liberali, per combattere assieme il nazifascismo, nel Comitato di Liberazione Nazionale.

Purtroppo i primi passi compiuti dalle attuali opposizioni di centro e centrosinistra, non vanno nelle giusta direzione : sono divise su quasi tutto e non dimostrano quindi di aver capito l’emergenza della situazione. Ripetiamo : i Costituenti fecero un’enorme fatica ad operare uniti, ma c’era da sconfiggere i nazifascisti e ricreare uno Stato dalle macerie da questi causate.

Ora, se ci sarà da contrastarne gli eredi, i democratici dovranno farlo di nuovo tutti assieme e senza chiedere esami del sangue. Ci sarà da vigilare, da lottare, da opporsi, da resistere. E questa volta occorre farlo prima, per non dover poi aspettare altri 25 anni.

di Andrea Manganaro

Questo articolo era stato scritto prima dello scoppio dell'attuale emergenza sanitaria dovuta al Covid-19. Prendeva spunto dal comunicato Istat di febbraio che comunicava l'ennesimo record negativo per le nascite in Italia.

Come si argomenta nel testo, il calo era ampiamente previsto e prevedibile a causa della struttura per età della popolazione (cioè ci sono sempre meno donne in età feconda), tant'è che i livelli di fecondità sono rimasti quelli del 2018. Il calo delle nascite è dunque da attribuirsi esclusivamente a quello i demografi chiamano "effetto struttura". La "non-notizia" aveva tuttavia sollevato un certo dibattito sulla stampa, a proposito della lunga crisi economica italiana e dell'assenza di prospettive per il Paese. In più, era (ri)emersa anche la vecchia "questione meridionale", per il fatto che il calo demografico riguarda soprattutto il Sud, non solo per i più bassi livelli di fecondità, ma anche per le maggiori emigrazioni.

Prendendo spunto da questo dibattito, si è quindi pensato di ricostruire la storia demografica del Paese - distintamente tra Nord e Sud - dal dopoguerra ad oggi. Ne sono emersi tre distinti periodi storici cui sono associati precisi eventi economici: 1) gli anni del boom economico (dal '52 al '73), in cui la popolazione è cresciuta più al Nord che al Sud; 2) gli anni del rallentamento e della svolta neoliberista (dal '74 al '97) in cui è cresciuta di più la popolazione al Sud; 3) gli anni dell'euro e della globalizzazione (dal 1998 al 2019), in cui la popolazione al Nord è tornata a crescere in misura maggiore. Per i dettagli, si rimanda alla lettura dell'articolo.

La conclusione, non riportata nel testo, è che esistano dei "cicli economici lunghi" (il riferimento a Kondratiev non è casuale) che determinano l'andamento demografico di un Paese. Ora, è probabile che l'epidemia in corso impatterà differentemente, almeno per quest'anno, sui livelli di mortalità nelle regioni del Nord ed in quelle del Sud. Inoltre, nel medio periodo è probabile che lo shock economico e il crollo del commercio con l'estero provocherà una drastica riduzione dei flussi migratori da e verso l'estero. Come conseguenza di tutto ciò, pertanto, è possibile immaginare un prossimo periodo in cui la popolazione potrebbe diminuire più al Nord che al Sud.

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