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In attesa della prossima edizione del "Novembre storico-cinematografico", pubblichiamo qui alcuni materiali utilizzati per gli interventi di alcuni relatori della scorsa edizione del "Maggio filosofico".

Intervento di Maria Chiara Risoldi nella prima serata "L'impensabile della guerra": VID_Risoldi_Parte1

Seconda parte: VID_Risoldi_Parte2 Terza parte: VID_Risoldi_Parte3

Intervento di Daniela Calzolaio nella prima serata "L'impensabile della guerra": prima parte VID_Calzolaio_Parte1

Seconda parte: VID_Calzolaio_Parte2

Recensione di Giorgio Gattei del libro "La guerra capitalista: competizione, centralizzazione, nuovo conflitto imperialista", di cui si è parlato nel corso della seconda serata: Recensione_Gattei

Slide dell'intervento di Demostenes Floros nel corso della terza serata su "Conflitto energetico e fine della globalizzazione dei mercati": Intervento_Demostenes_Floros

Slide dell'intervento di Toni Iero nel corso della quarta serata su "Guerra, dollaro e crack": Presentazione_Toni_Iero

 

Si è concluso l'annuale "novembre storico-cinematografico" dopo la forzata sospensione dello scorso anno. La rassegna di incontri tenutasi a Pianoro ha segnato un'importante ripresa della nostra attività culturale in presenza nonostante le difficoltà di ordine logistico (dovute al cambio di sede), sanitarie e climatiche.

Per proseguire la riflessione avviata, in vista delle prossime attività che metteremo in campo nel 2022, si mettono qui a disposizione i materiali di due interventi della rassegna: il primo è "Resoconto di una pandemia" di Andrea Manganaro (incontro dell'11 novembre), e il secondo è "Draghistan e dintorni" di Toni Iero (incontro del 25 novembre).

Le slide di: Resoconto di una pandemia

Le slide di: Draghistan e dintorni

L'intervento di Toni Iero è altresì disponibile sul sito della rivista on-line Cenerentola, qui: http://www.cenerentola.info/index.php/dibattiti-e-opinioni/1877-vax-contro-novax-perche-tanto-rumore

Ci risiamo. Il prossimo 20 settembre saremo di nuovo chiamati a pronunciarci su un'altra riforma costituzionale. E' la terza volta in 15 anni, dopo quelle volute – ed entrambe sonoramente bocciate – da Berlusconi nel 2006 e da Renzi nel 2016.

Si tratta di una riforma votata in Parlamento dalla quasi totalità delle forze politiche. E questa è senz'altro la prima differenza rispetto ai due precedenti tentativi che furono invece approvati soltanto dalle rispettive maggioranze del momento. La seconda differenza, ancor più rilevante, è che in questa circostanza gli articoli modificati sono soltanto 3 (il 56, il 57 e il 59), e non diverse decine, come era invece avvenuto nei casi passati. Si tratta di differenze non di poco conto, visto che – almeno in questo caso – non è in discussione la forma di governo parlamentare.

Tuttavia, la torsione maggioritaria che verrebbe imposta da questa riforma, qualora dovessero vincere i “sì”, rimane fonte di grande apprensione per chi ha a cuore le tutele democratiche pensate dai costituenti del '48. E non a caso, oggi come nel 2016, ci troviamo al fianco dell'Associazione Nazionali Partigiani d'Italia in difesa della Costituzione. Pubblichiamo qui di seguito due documenti redatti proprio dall'ANPI che approfondiscono le ragioni del NO.

Volantino ANPI "Perché NO"

Documento ANPI "le ragioni del NO"

E' sconfortante pensare che questa riforma sia stata avanzata in nome di un taglio dei costi della politica il cui peso è infinitesimale in rapporto al totale della spesa pubblica. Se è il problema è il costo della politica, questo non lo si può fare senza tenere conto della qualità della democrazia. L'opposizione a questa riduzione della rappresentanza parlamentare non è soltanto una questione di principio. Il rischio è quello di una deriva maggioritaria che già era insita nelle precedenti riforme, e che già avevamo denunciato 4 anni fa: si tratta del "combinato disposto" di questa riforma con l'attuale legge elettorale in vigore (oggi il cd. Rosatellum, all'epoca il famigerato Italicum, poi bocciato dalla Corte Costituzionale). Pur senza arrivare alle aberrazioni dello Italicum, anche con l'attuale legge elettorale, infatti, il partito o la coalizione vincente avrebbero ottime chance di ottenere maggioranze parlamentari schiaccianti.

Alcuni istituti di ricerca, come ad esempio il Cattaneo Zanetto & co. (qui), hanno simulato il risultato di ipotetiche elezioni politiche sulla base dei risultati delle europee dello scorso anno. Ebbene, se gli schieramenti fossero quelli del 2018, il centrodestra (oggi a trazione leghista) potrebbe ottenere una maggioranza che sfiorerebbe i due terzi dei seggi pur ottenendo grossomodo la metà dei consensi. E questo già con i numeri delle vecchie camere. Con i numeri ridotti, la proporzione dei seggi della maggioranza diverrebbe ancora più alta, e sarebbe così molto più facile per una singola parte politica eleggersi il proprio Presidente della Repubblica, eleggersi i propri membri in seno al CSM e alla Corte Costizionale e, soprattutto, mettere mano ad una profonda revisione costituzionale, riducendo le minoranze al silenzio.

Per questi motivi, oggi come 4 anni fa, votiamo e invitiamo tutti a votare NO al referendum costituzionale del 20 e 21 settembre.