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di Roberto Ferretti

Venezia 66 ha chiuso i battenti lasciandosi alle spalle una delle rassegne più interessanti e divertenti degli ultimi anni. Bravo il direttore della mostra internazionale Marco Müller, per la sensibilità denotata nel cogliere il malessere che la scorsa edizione serpeggiava tra il pubblico e tra gli addetti ai lavori, originato dai film, tanti e troppo deprimenti, a tal punto da renderne addirittura faticosa la visione. Bravo anche a mettere in piedi una kermesse all’altezza della situazione, nonostante la preoccupante concentrazione di grandi registi, tra i più importanti della scena internazionale vecchia e nuova, presenti questa primavera alla mostra del cinema di Cannes.

Il direttore Müller ha aggirato sapientemente il problema portando a Venezia molti giovani cineasti dalle notevoli capacità, affiancandoli ad alcuni maestri che da anni non si cimentavano più nella realizzazione di film. Stiamo parlando, ad esempio, di Jacques Rivette, uno dei padri della nouvelle vague, o del ritorno di Werner Herzog, dopo anni di solo documentari e regie teatrali, con ben due film in concorso: per poi sbalordire tutti con il mito George A. Romero, per gli amanti del genere horror, padre di tutti gli zombi in concorso con “Survival of the Dead”.

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di Andrea Manganaro

Sintesi commentata dell’articolo di Perry Anderson sulla crisi della sinistra, pubblicato su "Internazionale" 1° maggio 2009

Il tema che è stato scelto quest’anno per il ciclo di incontri denominato “maggio filosofico”, il cui programma si può trovare in questo sito, è lo stesso con cui, per fortuita coincidenza, ha scelto di uscire il settimanale Internazionale proprio nella prima settimana dello scorso mese di maggio, con una copertina raffigurante un’inquietante immagine di Carlo Marx che si punta una pistola alla tempia. Il tema della crisi della sinistra, per lo meno di quella italiana, è naturalmente di stringente attualità, non tanto per la scontata vittoria elettorale dello schieramento di centro-destra nelle elezioni politiche dello scorso anno, quanto soprattutto per altri due precisi motivi: 1) la scomparsa dal parlamento italiano, per la prima volta nella storia repubblicana, di ogni forza politica di estrazione socialista o comunista; 2) soprattutto, il forte deficit culturale e programmatico sia di queste forze di sinistra, sia delle forze di centro(sinistra) presenti in Parlamento. All’interno di queste formazioni, infatti, si mescolano da troppi anni istanze contraddittorie quali diritti sociali e del lavoro, welfare e programmazione economica da una parte, e libertarismo, ecologismo radicale ed illusioni anti-moderniste dall’altra. Senza tener conto, viceversa, della marcata tendenza alla “modernizzazione” liberista che caratterizza il principale partito erede del PCI.

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di FABRIZIO SIMONCINI

Il festival del cinema di Berlino rappresenta un appuntamento unico nel panorama dei festival internazionali. Il binomio film città crea ogni volta un’atmosfera irripetibile. Potente veicolo di modelli culturali, ricca nelle svariate proposte gastronomiche quanto lo sono le etnie presenti, in questa metropoli non mancano certo il divertimento e i luoghi carichi di storia, che in molti hanno visto materializzarsi davanti ai propri occhi mediatici non troppi anni fa. Il miscuglio di tali ingredienti rende ogni angolo di Berlino come magico e nonostante sia stata interamente distrutta durante la seconda guerra mondiale il suo fascino sembra incredibilmente accrescersi.

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