FORUM SU NICHILISMO2, OVVERO: MARX, HEIDEGGER, CARNAP, ecc.




Messaggio 1 – Giulio Cesare, 28 maggio ’06 (accompagna l’articolo allegato “Dallo scanno di Marx ad Heidegger passando per Carnap)


Ecco un contributo in fieri, ancora non mi chiaro il suo destino, ma il ferro va battuto finché è caldo (non se è vecchio o nuovo), per cui lo rilascio nel dibattito.
Aggiungo che Husserl è a monte della frattura tra le due scuole (analitica e continentale) e che essa non era inevitabile in tutti i mondi possibili. Per una descrizione di un mondo alternativo, leggete un intervento
semiserio di una professionista del settore a <http://sifa.unige.it/4cos/picardi.pdf> dove nella chiusa si considera
utile la critica dell'atemporalità fatta da Heidegger. Che fai promuovi anche l'antitesi? Certo, così lo concepisco il dibattito filosofico, da Amicus Plato. E poi io accetto la critica dell'atemporalità, se no non sarei Kuhniano in
epistemologia, al massimo Popperiano, volendo uscire dal criterio empirico di significanza.

P.S.: I Klingon rappresentano i sovietici. Casuale? Ed è vero che c'è la galassia di fronte a noi, ma ciò non risolve i problemi dei Tellurici: è così tanto più efficente mandar "sù" embrioni ibernati... Anche avendo la fusione temo che i costi sarebbero eccessivi. Altra cosa per l'ascensore spaziale...


Messaggio 2 – Andrea, 29 maggio ’06


Ho trovato il contributo di Giulio pieno di suggestioni interessanti, anche se - devo dire - dopo averlo riletto più volte, non sono ancora convinto del suo senso... Certo, si tratta di un bel racconto, su questo non c'è dubbio. Mi pare, però, che esso ponga, a sua volta, un bel problema di comunicazione. Siccome so che il pensiero di Giulio è ipertestuale, ed al terzo link ci si potrebbe perdere, cercherò dunque di fare un minimo di esegesi (salvo smentita, naturalmente).

Dunque vediamo: pur non essendo io un filosofo, l'idea che almeno una parte dei problemi filosofici siano problemi di linguaggio mi pare a priori verosimile, anche se questo nel contributo non viene del tutto argomentato.
Mi pare verosimile, infatti, perché in ogni ambito o disciplina o persino in ogni momento della vita sociale non si può prescidere dal linguaggio. Per rendersi conto di ciò, è sufficiente riflettere (per chi c'era) sulle difficoltà a comunicare nel corso della nostra ultima assemblea (e non c'era nemmeno bisogno di un matematico per rendersene conto...). La distinzione tra "capire" e "condividere" fatta da Giulio in una precedente e-mail mi è sembrata a tal proposito importante.

Peraltro, non è nemmeno chiaro quali siano questi problemi filosofici che sarebbero in realtà problemi di linguaggio (Giulio dice soltanto "certi problemi..."), tranne che per alcune allusioni ad Heidegger ed a Carnap. Mi rendo conto che per avere la risposta dovremmo forse leggerci il libro di Borzacchini che Giulio ha "semi-recensito".
Visto, però, che c'è di mezzo Heidegger, e visto che nella sua e-mail Giulio aggiunge "Non potendo per ora intervenire sulla decrescita...", ne deduco che "certi problemi" dovrebbero essere di tipo metafisico, ed in particolare riferibili al dibattito sull'articolo del babbo di Fabrizio sul nichilismo.
Se è così, però, non si capisce se questo "problema" sia su: 1) la definizione stessa di nichilismo (non mi pare...); 2) "la perdita del centro [...]" da parte dell'uomo contemporaneo, ossia l'energica ripulsa di quell' "Atteggiamento filosofico che nega ogni valore gnoseologico o morale comunemente riconosciuto" (definizione di "nichilismo" tratta dal Dizionario d'Italiano Ragionato, curato da Guido D'Anna); 3) (è una provocazione...) il metodo di lavoro della nostra rivista.

Non avendo discusso che del metodo nella nostra assemblea, però, il dibattito sull'articolo di Adriano non si è potuto quindi sviluppare, se non succintamente via e-mail (tra parentesi, aggiungo che, rileggendo l'articolo, mi sono sentito davvero "nichilista", visto che il DIR mi conferma che, in senso estensivo, quell'aggettivo sostantivato può significare "Assertore della necessità di liberarsi da ogni autorità, e da ogni principio ideologico del passato". E già che ci sono vi chiedo: "La scienza, che ha secolarizzato la vecchia immagine del mondo, spogliandola dell'originario velo mitologico-religioso e riducendola a nuda oggettività, ha prodotto l'inarrestabile disincanto. Risultato sconvolgente di tale razionalizzazione il politeismo e, conseguentemente, l'equipollenza dei valori che hanno portato alla svalutazione di tutti i credo e di tutte le norme, fino a rendere inutili e addirittura stupide prescrizioni e proibizioni". Questo non è forse il Ratzinger-pensiero?!?).

Resto dunque in attesa di ulteriori lumi da Giulio.

Messaggio 3 – Francesco, 29 maggio ’06


Approvo. Finalmente qualcosa di veramente sensato.

Messaggio 4 – Giulio Cesare, 30 maggio ’06


Tutto il discorso? Od in particolare l'ascensore spaziale? Conosci gli ultimi progetti basati su un nastro in microtubuli di carbonio? Gli ottimisti dicono che potremmo farcela in vent'anni, i prudenti dicono verso il 2050. Io aspetto una estrapolazione di tecnologia seria per fissare il tempo limite TECNICO, ma tanto sappiamo che la questione è politica; in fondo una stazione spaziale stile 2001 avremmo davvero potuto averla nel 2001 se i soldi della follia reganiana (lo scudo spaziale) fossero stati spesi per essa!
Se, nell'attesa, mi regalate un'astronave atomica modello Orione (cfr.: archivio NASA) son disposto a regalare a Faina una centrale nucleare ed a Lorenzo un PIL cinese ;-)
E vi porto pure a fare un giro sulle lune di Saturno, ah che panorama indimenticabile! Che nostalgia!
Live long and prosper, Suliuj Nov Resiak

Messaggio 5 – Giulio Cesare, 30 maggio ’06


>Ho trovato il contributo di Giulio pieno di suggestioni interessanti, anche se - devo dire - dopo averlo riletto più volte, >non sono ancora convinto del suo senso... Certo, si tratta di un bel racconto, su questo non c'è dubbio. Mi pare, però, >che esso ponga, a sua volta, un bel problema di comunicazione. Siccome so che il pensiero di Giulio è ipertestuale, ed >al terzo link ci si potrebbe perdere, cercherò dunque di fare un minimo di esegesi (salvo smentita, naturalmente).


Cedi già al terzo link? Allora abbiamo davvero un bel problema: la torre degli auto-osservatori, potenzialmente infinita, di solito la tengo dispiegata ben oltre quel livello. Potrei introflettermi in un unico transfinito alef con 0, ma temo di trascendere... tantè arrivare a c...
Una volta in un lavoro teatrale di trans-neo-post-avanguardia-per-pochi-in-posto-piccolo ho inserito il "Monologo dei Transfiniti", che è poi un dialogo, forse c'è persino qualche spettatore che ci osserva, se fai il buono un'altra volta faccio un'exertpum. Bè, vedimme la tua vulgata... ehm esegesi ;-)

>Dunque vediamo: pur non essendo io un filosofo, l'idea che almeno una parte dei problemi filosofici siano problemi di >linguaggio mi pare a priori verosimile, anche se questo nel contributo non viene del tutto argomentato.
>Mi pare verosimile, infatti, perché in ogni ambito o disciplina o persino in ogni momento della vita sociale non si può >prescidere dal linguaggio. Per rendersi conto di ciò, è sufficiente riflettere (per chi c'era) sulle difficoltà a comunicare >nel corso della nostra ultima assemblea (e non c'era nemmeno bisogno di un matematico per rendersene conto...). La >distinzione tra "capire" e "condividere" fatta da Giulio in una precedente e-mail mi è sembrata a tal proposito >importante.


Se non conosci la teoria di Sapir-Whorf (linguistica kantiana), puoi guardartela su wikipedia <http://it.wikipedia.org/wiki/Teoria_di_Whorf-Sapir>
oppure contentarti della citazione morettiana: "Chi parla male, pensa male" oppure farmi felice indovinando un autore di "manuale di istruzioni" che conosci.


>Peraltro, non è nemmeno chiaro quali siano questi problemi filosofici che sarebbero in realtà problemi di linguaggio >(Giulio dice soltanto "certi problemi..."), tranne che per alcune allusioni ad Heidegger ed a Carnap. Mi rendo conto >che per avere la risposta dovremmo forse leggerci il libro di Borzacchini che Giulio ha "semi-recensito".


Non pretendo tanto, dovrei arrivare con una seconda puntata Real Soon Now, lascia sol finire il dibattito dei liceali, che spero di trarne migliore comunicazione. Però mi sembrava di aver detto chiaramente che il problema sta nell'uso del verbo essere (un metafisico lo chiamerebbe: "Il Problema Dell'Essere" enunciandolo in toga e tocco neri e con voce compunta). Forse, dopotutto, devo parlavi di geroglifici, ma lo farò in un separato cammeo, chissà che col metodo del mosaico non arrivi a mettere insieme un articolo intero, ma avrò bisogno di un'amica che frequenta la scuola di restauro.

>Visto, però, che c'è di mezzo Heidegger, e visto che nella sua e-mail Giulio aggiunge "Non potendo per ora intervenire >sulla decrescita...", ne deduco che "certi problemi" dovrebbero essere di tipo metafisico,
YEAH! You've got it, clever boy

> ed in particolare riferibili al dibattito sull'articolo del babbo di Fabrizio sul nichilismo.

Anche. Subito dopo 'essere' viene 'nulla' come parola fonte di confusione. Pensa che disastro ad usarle entrambe nella stessa frase! ;-)

>Se è così, però, non si capisce se questo "problema" sia su: 1) la definizione stessa di nichilismo (non mi pare...); 2) "la >perdita del centro [...]" da parte dell'uomo contemporaneo, ossia l'energica ripulsa di quell' "Atteggiamento filosofico >che nega ogni valore gnoseologico o morale comunemente riconosciuto" (definizione di "nichilismo" tratta dal >Dizionario d'Italiano Ragionato, curato da Guido D'Anna); 3) (è una provocazione...) il metodo di lavoro della nostra >rivista.

Sul piano filosofico ove mi trovo ora il problema è 1). La tua definizione si auto-smentisce: in nome di cosa si fa una affermazione così forte come la negazione di ogni valore gnoseologico o morale? Ma dice "Atteggiamento...". Allora siamo nell'ambito del costume, sia pur filosofico.
Dov'è un nichilista contemporaneo che definisca il nichilismo? Il Cioran ispiratore dei "Cavalieri del Nulla", circolo eno-gastro-filosofico a cui mi onoro di appartenere ("... e del ripieno" aggiungiamo sottovoce ;-)) è totalmente aforismatico e mal si presta a trarne una definizione. Vedrò se il Supremo Nulla, nostro vate, si abbassa a concedermi un incrontro al Nullificio, nostra sede, per dirimere la questione, ma temo che non mi dirà Nulla, o forse mi spiegherà il Nulla, ma io non capirò Nulla.
Comunque, quale nichilista patentato, sono io il Nulla o, se preferite, io sono Nulla, per cui spetterebbe a me intervenire in senso normativo sul Nulla se ci fosse una morale, ma dato che non c'è per Nulla, Nullificando il Nulla Nullo.
Parliamo di cose serie, invece:
Perché i nichilisti cuccano?
Perché credete che abbia aderito ad un circolo nihilista, sia pur in veste di unico antagonista materialista? Per mostrare, se non dimostrare, che il Nulla è Nulla se non si definisce di contro a Qualcosa! (che avevate capito?)
A vent'anni si dimostra, poi resta il mostro.
"un filosofo gnomico meno parole usa più vuol dire che ha espresso un concetto profondo. Come da quando sono uno gnomico, da sempre, in una delle mie incarnazioni" scripsi 1997-06-20, epistolario.

Sul piano sociale il problema è 2). Devo però cambiare cartuccia per
affrontarlo da questo lato, ma ora non la trovo.

sul piano psicologico il problema è 3). Se accettate ein pikkola trapanatina kranika, mettere foi kompletamente a posto...

>Non avendo discusso che del metodo nella nostra assemblea, però, il dibattito sull'articolo di Adriano non si è potuto >quindi sviluppare, se non succintamente via e-mail (tra parentesi, aggiungo che, rileggendo l'articolo, mi sono sentito >davvero "nichilista", visto che il DIR mi conferma che, in senso estensivo, quell'aggettivo sostantivato può significare >"Assertore della necessità di liberarsi da ogni autorità, e da ogni principio ideologico del passato". E già che ci sono vi >chiedo: "La scienza, che ha secolarizzato la vecchia immagine del mondo, spogliandola dell'originario velo >mitologico-religioso e riducendola a nuda oggettività, ha prodotto l'inarrestabile disincanto. Risultato sconvolgente di >tale razionalizzazione il politeismo e, conseguentemente, l'equipollenza dei valori che hanno portato alla svalutazione >di tutti i credo e di tutte le norme, fino a rendere inutili e addirittura stupide prescrizioni e proibizioni". Questo non è >forse il Ratzinger-pensiero?!?).

Atriano non afere tetto ke noi poferi teteski essere fittima di poki kriminali! Forse nella sua forma fenomenica, ma quella noumenica? Qui però dovrei cambiare ancora la cartuccia e passare al discorso politico: "La scienza, che ha secolarizzato la vecchia immagine del mondo, spogliandola dell'originario velo mitologico-religioso e riducendola a nuda oggettività, ha prodotto l'inarrestabile civiltà, ma oggi le forze del buio coalizzate si ergono per annientarla" questo è il vero scontro di civiltà: Luce contro Tenebre, Peter Pan contro Capitan Uncino.

"Merlino! dove sei?" (picchiando la roccia col guanto ferrato)

>Resto dunque in attesa di ulteriori lumi da Giulio.
Qualche fotone, qualche fotone, prego

>Saluti a tutti!
Saludos a todos
>Faina
>

Tantum religio potuit suadere malorum,
Julius Caesar

P.S.: L'argomentazione di Carnap la devo ancora produrre, sto riflettendo sul modo migliore per farlo, E' , per me, conoscenza schiacciata, diciamo geometrica, mica è semplice dopo ventotto anni allungarla, diciamo renderla algebrica, per presentarvela. Come già facemmo col Capitale, dovremmo fare un gruppo di lettura od almeno un incontro specifico per gli interessati. Non una conferenza, una chiacchierata tra noi, magari in osteria, magari allargando il giro, ma sempre seguendo l'analogia del "circolo" che può essere istanziata in un vero circolo di vere persone. Oppure, come ho
detto, aspettiamo ancora pochi giorni che i liceali lavorino per noi. Dum loquimur, fugerit invidia aetas.


Messaggio 6 – Andrea, 31 maggio ’06


Rinunciando alla ricerca della teoria di Sapir-Whorf, mi pare che siamo d'accordo sulla tesi, sia pur indebolita, di Borzacchini. Dunque, non soltanto mi contento della pur sempre valida battuta morettiana "chi parla male, pensa male", ma ti rendo felice evocando Paul Watzlawick, e riportando il suo aneddoto a sua volta riportato nel saggio di Cavallaro che vi ho già inviato:

Un esempio famoso di conflitti di tal genere ce lo racconta Paul Watzlawick. Un ufficiale francese, durante uno dei molti disordini verificatisi nella Parigi dell'Ottocento, riceve l'ordine di sparare sulla "canaille", cioè sulla marmaglia, e conseguentemente ordina ai suoi soldati di mettersi in posizione di tiro contro la folla. Poiché i suoi uomini, a differenza della folla, sono armati, egli è certo di avere la meglio; tuttavia, è altrettanto certo che una strage inasprirà gli animi e, in prospettiva, acuirà quegli scontri che il suo intervento mira invece a sedare. Mentre sulla piazza cala un silenzio raggelante, estrae quindi la spada e grida: "Signore, signori, ho ricevuto l'ordine di sparare sulla canaille, ma vedo davanti a me un gran numero di cittadini onesti e rispettabili. Li invito perciò ad allontanarsi per essere certo di sparare solo sulla canaille". Ed ecco che, in pochi minuti, la piazza si svuota: l'intervento dell'ufficiale ha tratto la situazione fuori dal contesto che fino a quel momento conteneva la truppa e la folla e l'ha "ricontestualizzata" in modo da farla risultare accettabile a entrambe le parti. Non c'è dubbio che il risultato rappresenti un guadagno rispetto al sistema di valori dell'ufficiale, ma - e qui sta il punto - la sua strategia viene premiata perché si fonda su una "comunicazione convincente" che, pur ribadendo la propria impossibilità di sottrarsi all'obbligo di sparare, riesce a tener conto di ciò su cui l'altra parte non avrebbe ceduto, vale a dire una resa senza condizioni.

Per quanto riguarda il nichilismo, anch'io ho un ricordo liceale legato alla lezione di filosofia su Parmenide. "Ma che razza di stupidaggine è questa - mi dicevo - passi per l'Essere che è (tautologico), ma se il non-essere non è, allora di che stiamo parlando?". Ovvero, per usare le parole di Giulio,

>Perché credete che abbia aderito ad un circolo nihilista, sia pur in veste di unico antagonista materialista? Per >mostrare, se non dimostrare, che il Nulla è Nulla se non si definisce di contro a Qualcosa!

Insoma, il Nulla è in quanto assenza di Essere, mi verrebbe da dire... Ma.. ops! Mi sono reso conto di aver scritto una frase con "Nulla" ed "Essere", introducendomi inavvertitamente nel tunnel dell'equivoco linguistico, di cui pure ero stato avvisato... E allora mi fermo, e cercherò, semmai, di chiarire altri equivoci.

Avevo scritto:

>Se è così, però, non si capisce se questo "problema" sia su: 1) la definizione stessa di nichilismo (non mi pare...); 2) "la >perdita del centro [...]" da parte dell'uomo contemporaneo, ossia l'energica ripulsa di quell' "Atteggiamento filosofico >che nega ogni valore gnoseologico o morale comunemente riconosciuto" (definizione di "nichilismo" tratta dal >Dizionario d'Italiano Ragionato, curato da Guido D'Anna); 3) (è una provocazione...) il metodo di lavoro della nostra >rivista.

E Giulio ha risposto:

>Sul piano filosofico ove mi trovo ora il problema è 1). La tua definizione si auto-smentisce: in nome di cosa si fa una >affermazione così forte come la negazione di ogni valore gnoseologico o morale? Ma dice "Atteggiamento...". Allora >siamo nell'ambito del costume, sia pur filosofico.
>Dov'è un nichilista contemporaneo che definisca il nichilismo?

Cercherò di spiegarmi meglio: la definizione di cui all'ipotesi di "problema" n.2 non è mia. "L'uomo di oggi si caratterizza per la perdita del centro, in quanto non s'inchina a nessuna autorità e non presta fede a nessun principio", se non l'avete riconosciuto, è un passo dell'articolo di Adriano Simoncini. L'energica ripulsa del nichilismo è ciò che emerge in modo netto e incontrovertibile dal saggio in questione. Io ho solo sostituito la parola "nichilismo" con la definizione del DIR, ovvero: "Atteggiamento filosofico che nega ogni valore gnoseologico o morale comunemente riconosciuto".

Finora ho sempre declinato la parola "nichilismo" come sorta di ignavia o di pensiero debole (o nessun pensiero...). E' per questo che non soltanto non mi sono mai considerato nichilista, ma non ho nemmeno mai ritenuto utile discutere di tale concetto (o corrente filosofica che sia). Tuttavia, ho aggiunto, se volessimo prendere per buona la declinazione della parola "nichilismo" come "relativismo" che fa Adriano, allora potrei riscoprirmi "nichilista" (sia pure "cum grano salis").

Peraltro, il DIR segnala che il nichilismo "Di forte impeto polemico, ebbe diffusione soprattutto nella Russia dell'Ottocento, affiancandosi ai movimenti anarchici, e ad una parte fondamentale nella lotta contro l'assolutismo zarista". E infatti, lo stesso Adriano ci dice che "I nichilisti sono stati presentati al grande pubblico in film, il più delle volte comici, come dinamitardi barbuti, ingenui e insieme irresponsabili - gli anarchici panslavi di Bakunin - i quali parevano non saper bene che fare oltre il tirar bombe contro le carrozze dei sovrani della belle époque. I cultori della letteratura russa conoscono invece gli eroi nichilisti di Turgenev e Dostoevskij, [...]". Ma come? Dopo una vita passata nel PCI, Adriano ora disprezza i precursori della Rivoluzione d'Ottobre? Altro che Bolognina!!!

Sempre il DIR, infine, specifica che l'aggettivo (spesso sostantivato) "nichilista" significa "Seguace , Fautore degli atteggiamenti propri del nichilismo russo". E aggiunge: "Anche in senso estensivo: Rivoluzionario, Terrorista, Assertore della necessità di liberarsi da ogni autorità e da ogni principio ideologico del passato". Interpretando dal contesto che la parola "terrorista", oggi "sputtanata", andrebbe intesa nel senso ottocentesco (alla Mazzini o Garibaldi, tanto per stare in casa nostra), beh, allora, se è così mi sa che potrei anche essere un nichilista, o per lo meno esserne un simpatizzante... Quasi quasi chiedo di aderire al "Circolo del Nulla e del Ripieno"! :-))

Vediamo, dunque, se il nostro vate Supremo Nulla saprà fornirci ulteriori lumi, ehm... qualche fotone in più!

Messaggio 7 – Giulio Cesare, 4 giugno ’06


>Rinunciando alla ricerca della teoria di Sapir-Whorf,

Prendo atto, anche da quanto dice Francesco che un click è troppo faticoso...

>mi pare che siamo d'accordo sulla tesi, sia pur indebolita, di Borzacchini.

Carnap, la tesi è di Carnap, Borzacchini ne fa, involontariamente, l'archeologia. Ho creato io la confusione presentando la prima parte di un articolo che doveva arrivare a spiegare che c'entra Carnap con Borzazzini, ma si è fermato prima. Penso che farò una vera recenzione al libro "Il computer di Platone" ed un articolo che ci si "appoggia"

> Dunque, non soltanto mi contento della pur sempre valida battuta morettiana "chi parla male, pensa male", ma ti >rendo felice evocando Paul Watzlawick,


autore di "Istruzioni per rendersi infelici" oltre a tomi dal piglio più accademico, tanto per far capire perché mettevo felice ed istruzioni nella stessa frase.

> e riportando il suo aneddoto a sua volta riportato nel saggio di Cavallaro che vi ho già inviato:


e che quindi non ripeto
>...

>Per quanto riguarda il nichilismo, anch'io ho un ricordo liceale legato alla lezione di filosofia su Parmenide. "Ma che >razza di stupidaggine è questa - mi dicevo - passi per l'Essere che è (tautologico), ma se il non-essere non è, allora di >che stiamo parlando?". Ovvero, per usare le parole di Giulio,

> >Perché credete che abbia aderito ad un circolo nihilista, sia pur in veste di unico antagonista materialista? Per >>mostrare, se non dimostrare, che il Nulla è Nulla se non si definisce di contro a Qualcosa!

>Insomma, il Nulla è in quanto assenza di Essere, mi verrebbe da dire... Ma.. ops! Mi sono reso conto di aver scritto >una frase con "Nulla" ed "Essere", introducendomi inavvertitamente nel tunnel dell'equivoco linguistico, di cui pure >ero stato avvisato... E allora mi fermo, e cercherò, semmai, di chiarire altri equivoci.

la distinzione tra uso predicativo ed esistenziale del verbo essere è già tutta in Aristotele (qui vien buono Borzacchini). Se non fosse un errore confonderli, sarebbe corretta la prova ontologica dell'esistenza di un dio e su questo Kant mette un punto fermo. Dovrei ripartire dal "parricidio" di Parmenide, ma, per ora, mi fermo qui.

Su quanto segue premetto che spesso dove si cita Adriano, lui cita Volpi, come ho potuto verificare dopo che il "Supremo Nulla" mi ha parlato per tre ore del libro in questione e me lo ha lasciato da studiare fino all'undici di giugno. Spero di potervene raccontare più diffusamente.

>Avevo scritto:

> >Se è così, però, non si capisce se questo "problema" sia su: 1) la definizione stessa di nichilismo (non mi pare...); 2) >>"la perdita del centro [...]" da parte dell'uomo contemporaneo, ossia l'energica ripulsa di quell' "Atteggiamento >>filosofico che nega ogni valore gnoseologico o morale comunemente riconosciuto" (definizione di "nichilismo" tratta >>dal Dizionario d'Italiano Ragionato, curato da Guido D'Anna); 3) (è una provocazione...) il metodo di lavoro della >>nostra rivista.

>E Giulio ha risposto:

> >Sul piano filosofico ove mi trovo ora il problema è 1). La tua definizione si auto-smentisce: in nome di cosa si fa una >>affermazione così forte come la negazione di ogni valore gnoseologico o morale? Ma dice "Atteggiamento...". Allora >>siamo nell'ambito del costume, sia pur filosofico.Dov'è un nichilista contemporaneo che definisca il nichilismo?

>Cercherò di spiegarmi meglio: la definizione di cui all'ipotesi di "problema" n.2 non è mia. "L'uomo di oggi si >caratterizza per la perdita del centro, in quanto non s'inchina a nessuna autorità e non presta fede a nessun principio", >se non l'avete riconosciuto, è un passo dell'articolo di Adriano Simoncini. L'energica ripulsa del nichilismo è ciò che >emerge in modo netto e incontrovertibile dal saggio in questione. Io ho solo sostituito la parola "nichilismo" con la >definizione del DIR, ovvero: "Atteggiamento filosofico che nega ogni valore gnoseologico o morale comunemente >riconosciuto".


Sì, avevo capito l'operazione.

>Finora ho sempre declinato la parola "nichilismo" come sorta di ignavia o di pensiero debole


Vattimo è nichilista, attesta il Volpi (op. cit., pag. 100): "Questi non ha ricusato il nichilismo come un malessere della nostra cultura, ma ha sostenuto, al contrario, che il disagio che esso provoca nella coscienza contemporanea nasce dal fatto che quest'ultima non è ancora sufficientemente nichilistica... Vattimo ha pertanto eletto la consapevolezza nichilistica, così intesa, a orizzonte del suo pensiero e non si è peritato di professarsi apologeta del nichilismo."

> (o nessun pensiero...). E' per questo che non soltanto non mi sono mai considerato nichilista, ma non ho nemmeno >mai ritenuto utile discutere di tale concetto (o corrente filosofica che sia). Tuttavia, ho aggiunto, se volessimo prendere >per buona la declinazione della parola "nichilismo" come "relativismo" che fa Adriano, allora potrei riscoprirmi >"nichilista" (sia pure "cum grano salis").


Forse sto afferrando per la prima volta cosa ci vedesse di buono Cacciari in Nietzsche, mentre non ci riuscivo quando la tesi me la presentava il compagno (di scuola e, lui sosteneva, di lotta) Massimo, autore di un articolo intitolato "Critica alla Critica della Critica Critica" e che io, quale suo redattore, mutai in "Critica della Critica Critica?" perché fosse più appetibile per il lettore ;-). Naturalmente, caro Massimo, questo non ti porta a molto, perchè Cacciari oggi è della Margherita ed il tuo amato Erasmo è citato anche da Berlusconi. Posso ridistribuire il tuo articolo del '78 o ne hai una versione più aggiornata da darmi in formato elettronico? Nietzsche "supera" il Nichilismo, anche se il suo superamento (il super-uomo) è quantomeno ambiguo. Sotto certe condizioni si potrebbe considerare il Nichilismo un "compagno di strada" del materialismo. Alcuni nichilisti ricambiano la cortesia e si annettono persino Platone, quale padre nobile.
Insomma, la quistione non è banale.

>Peraltro, il DIR segnala che il nichilismo "Di forte impeto polemico, ebbe diffusione soprattutto nella Russia >dell'Ottocento, affiancandosi ai movimenti anarchici, e ad una parte fondamentale nella lotta contro l'assolutismo >zarista". E infatti, lo stesso Adriano ci dice che "I nichilisti sono stati presentati al grande pubblico in film, il più delle >volte comici, come dinamitardi barbuti, ingenui e insieme irresponsabili - gli anarchici panslavi di Bakunin - i quali >parevano non saper bene che fare oltre il tirar bombe contro le carrozze dei sovrani della belle époque. I cultori della >letteratura russa conoscono invece gli eroi nichilisti di Turgenev e Dostoevskij, [...]". Ma come? Dopo una vita passata >nel PCI, Adriano ora disprezza i precursori della Rivoluzione d'Ottobre? Altro che Bolognina!!!
>
>Sempre il DIR, infine, specifica che l'aggettivo (spesso sostantivato) "nichilista" significa "Seguace , Fautore degli >atteggiamenti propri del nichilismo russo". E aggiunge: "Anche in senso estensivo: Rivoluzionario, Terrorista, >Assertore della necessità di liberarsi da ogni autorità e da ogni principio ideologico del passato". Interpretando dal >contesto che la parola "terrorista", oggi "sputtanata", andrebbe intesa nel senso ottocentesco (alla Mazzini o Garibaldi, >tanto per stare in casa nostra), beh, allora, se è così mi sa che potrei anche essere un nichilista, o per lo meno esserne >un simpatizzante... Quasi quasi chiedo di aderire al "Circolo del Nulla e del Ripieno"! :-))
>Forse sono un nichilista infiltrato tra i materialisti :-)))

>Vediamo, dunque, se il nostro vate Supremo Nulla saprà fornirci ulteriori lumi, ehm... qualche fotone in più!

Avevo dato un appuntamento al Vate alle 20:00 in caffè (a Bologna filosofi da osteria, più a sud da caffè, è il mio motto), sperando di cavermela con un'intervista registrata, ma Loro, disgustati per il mio approccio "tecnologico" mi hanno invece ri-convocato per le 22:00 al "Nullificio oltre il Nullificio", onore toccato a pochissimi, dove mi hanno tenuto una conferenza di più di tre ore, punteggiata da "Come Lei ben sa" a cui io replicavo validamente con "se Loro potessero aiutarmi a riassumere i concetti... Sapere e saper spiegare non coincidono...", mentre temevo di
più i saltuari "Mi sta seguendo? Mi dica che ne pensa" a cui dovevo dare per forza una risposta "intelligente" prima di poter proseguire. Io non avevo citato il Volpi ma Loro hanno infallibilmente allungato la mano e, tratto il testo in questione dalla biblioteca, mi hanno letto e commentato lunghi passi. Non avendo avuto licenza di registrare, temo di far presto confusione, spero di riuscire a scrivere almeno il succo, dato che, credo di aver capito, verrò interrogato tra una decina di giorni e se la mia comprensione storica sarà adeguata, potrò accedere alle più avanzate tesi del secolo corrente.

>A presto!
>Fainosky

saluti nichilisti,
Julius Von Kaiser

P.S.: Per il vero argomento di discussione dirò che mentre eravamo al Caffè, una giovinetta si è avvicinata e si è seduta, avendone ottenuto licenza, ad ascoltarci a bocca aperta e con gli occhi scintillanti:i Nichilisti cuccano! Q.E.D.