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Sono passati dieci anni da quando il “Maggio filosofico” si è occupato di questo tema. Ci trovavamo all'indomani delle elezioni politiche del 2008, quelle che videro il ritorno al governo delle destre con “il Popolo delle Libertà” (PdL), il cartello elettorale uscito dal cilindro del Cavaliere, con cui aveva inglobato i “post-fascisti” di AN. Erano anche le elezioni in cui vi fu il debutto del PD, il nuovo partito voluto e guidato da Walter Veltroni in cui erano confluiti i DS e la “Margherita”, a chiara vocazione maggioritaria. E furono anche le elezioni che videro, per la prima volta nella storia repubblicana, l'esclusione dal Parlamento di tutte le forze che facevano riferimento alla tradizione socialista o comunista. Clamoroso fu, infatti, il tonfo registrato dalla “Sinistra Arcobaleno”, cartello che comprendeva “Rifondazione Comunista”, i “Comunisti Italiani”, la “Sinistra Democratica” e i Verdi: non riuscendo a superare la soglia di sbarramento del 4%, non elessero nemmeno un deputato.

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di Andrea Manganaro

Giunti al sesto anno della gestione Barbera della Mostra, la numero 75, si è assistito a Venezia alla consacrazione del grande cinema popolare, come forse non si era mai visto prima dalle parti del Lido. Già l'edizione 74 era stata caratterizzata – per la prima volta negli ultimi 50 anni – dalla vittoria dell'Oscar da parte del film vincitore del Leone d'oro; quest'anno si è andati addirittura oltre, visto che i primi due premi sono andati appannaggio dei due film che hanno successivamente ricevuto il maggior numero di candidature alle statuette: ben 10 a testa! Stiamo parlando, naturalmente, di Roma di Alfonso Cuaron e de La Favorita di Yorgos Lanthimos. Si tratta senz'altro di una svolta rilevante per la Mostra, dopo tanti anni in cui venivano premiati film destinati spesso ad un rapido oblio. Altra novità di rilievo di questa edizione è stata, inoltre, l'ammissione di pellicole distribuite da Netflix, dunque di film che in linea di principio non dovevano essere distribuiti in sala.

Vincitore del Leone d'Oro è stato Roma di Alfonso Cuaron, la cui distribuzione era per l'appunto prevista inizialmente solo in rete da parte Netflix, salvo poi concordare una distribuzione in sala da parte della meritoria Cineteca di Bologna. Per una volta, si è trattato di un giudizio sostanzialmente condiviso da critica e pubblico, consacrato anche dalla vittoria di 3 Oscar (miglior regia, miglior film straniero e miglior fotografia), sebbene abbia sollevato qualche inevitabile polemica il fatto che il presidente della giuria veneziana era il compatriota Guillermo Del Toro, insignito a sua volta del Leone d'Oro nel 2017 (con "La forma dell'acqua") quando a presiedere la giuria c'era proprio Cuaron.

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L'edizione di quest'anno de "Il Maggio filosofico" è dedicata all'Europa. Non solo perché in questo mese si terranno le elezioni per il Parlamento Europeo, ma soprattutto perché da oltre un decennio, ormai, il vecchio continente è il vero malato mondiale, in crisi politica, economica e di identità. Il 26 maggio saranno chiamati alle urne oltre 400 milioni di cittadini europei, ma il rischio concreto è che meno della metà esprimerà davvero un voto che ad ogni tornata appassiona sempre meno. Da tanti anni ormai, come associazione "La Fornace" e come "Maggio Filosofico", ci occupiamo della crisi europea, e quest'anno ci sembra che sia l'occasione giusta per fare il punto della situazione.

Per introdurre il tema, la prima serata (che non sarà come d'abitudine al giovedì, bensì si terrà MARTEDI' 7 MAGGIO) sarà dedicata al mito di Europa. Per l'occasione, verranno recitati testi tratti dai grandi classici (Erodoto, Omero, Ovidio, Orazio), per la speciale regia e con la partecipazione di Donatella Allegro.

La seconda serata si terrà GIOVEDI' 16 MAGGIO e sarà dedicata all'Europa nella storia, ovvero al mito degli Stati Uniti d'Europa. Ne parlerà Ernesto Screpanti, docente di Economia Politica all'Università di Siena e storico del pensiero economico.

Il terzo appuntamento sarà GIOVEDI' 23 MAGGIO e si tratterà dell'Europa e della sua moneta. Uno dei più grandi ed irrisolti equivoci della storia europea riguarda, in effetti, proprio il suo processo di integrazione monetaria e la paradossale idea che tale processo avrebbe creato ipso facto l'Europa politica. Interverranno sul tema Marco Passarella, docente di Economia presso l'Università di Leeds, e  Massimo D'Angelillo, anch'egli economista, a capo del think-tank bolognese Genesis.

La quarta e ultima serata della rassegna si terrà GIOVEDI' 30 MAGGIO e, inevitabilmente, non potrà che essere dedicata all'analisi dell'esito del voto europeo della domenica precedente. Analisi che sarà affidata ad una tavola rotonda cui parteciperanno Aldo Giannuli, docente di Storia Contemporanea presso l'Università di Milano; Giorgio Gattei, storico del pensiero economico presso l'Università di Bologna, e Valerio Romitelli, storico del pensiero politico presso l'Università di Bologna.

La locandina con il programma dettaglio è disponibile qui